"Troppi giovani lasciano l'Italia" ha detto l'altro giorno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E, sempre rivolgendosi alla Fondazione Migrantes, ha aggiunto che "il nostro Paese, che ha una lunga storia di emigrazione, deve aprire una adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno e sulle possibili opportunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che intendono rimanere a vivere o desiderano tornare in Italia". Dati alla mano, dei circa 5,8 milioni di italiani all'estero, ben 1,2 milioni hanno tra 18 e 34 anni: praticamente 1 su 5. Nel complesso il numero di italiani iscritti all'Aire (anagrafe italiani residenti all'estero) è arrivato a superare il numero di stranieri regolari residenti in Italia. Cosa ne pensi? Intanto ti dico la mia. Punto 1: l'emigrazione è sempre una bella parola quando si decide liberamente di partire, per arricchire la propria esperienza di lavoro e di vita. In questo caso può essere sinonimo di "viaggiare", per poi tornare a casa più forti. Punto 2: l'emigrazione è sempre una brutta parola quando chi la fa è, invece, costretto perché non ci sono alternative nel suo Paese. In questo caso è sinonimo di "fuga", in molti casi senza ritorno, con tanti rimorsi. Sottoscrivendo il messaggio di Mattarella: a iniziare proprio dai giovani, dobbiamo arginare le cause dietro al punto 2 e favorire quindi il punto 1. Vogliamo fare una proposta al nuovo Governo? Inizi da subito un percorso che porti all'istituzione delle "quote giovani". Posti, cioè, da riservare in base all'età in ambito privato, pubblico, istituzionale e via dicendo. Potrebbe essere anche un'idea per la prossima campagna elettorale in Lombardia? Sono convinto di sì. Ci saranno candidati alla presidenza pronti ad avere visione e progetti reali per i nostri giovani? Staremo a vedere e intanto ognuno nel suo piccolo porti avanti l'idea delle "quote giovani" se le ritiene una soluzione concreta.
E tu cosa ne pensi?
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