Riconosciamo ai giovani la partecipazione al lavoro attraverso delle quote a loro riservate.
Infatti, i nostri talenti, sempre più spesso, privilegiano l’inserimento nel mondo del lavoro all’estero, facendo così “dilapidare” al nostro Paese qualità, conoscenza, competenze e, sotto il profilo finanziario, ingenti investimenti (se pensiamo, ad esempio, al gravoso costo dell’istruzione a carico della finanza pubblica, dalla scuola di prima infanzia sino, in molti casi, al termine del percorso universitario).
Cosa li spinge ad “emigrare”?
Soprattutto, il ritenere (o meglio, l’amara constatazione) che altrove possa essere meglio “premiato il merito, l’impegno, la voglia di fare”, e possa, dunque, essere più agevole “emergere”.
Così, infatti, si esprime - con grande amarezza nell’ascoltarlo, soprattutto da parte mia, che ho, invece, sempre creduto nell’autonomia e nelle capacità dei più giovani - la buona parte degli under 35 coinvolti nella discussione.
Cosa fare?
Offrire loro delle opportunità, avere il coraggio di dare loro spazio, in ruoli centrali, indipendentemente dall’età, tenendo esclusivamente conto delle effettive capacità ed inclinazioni, affinché questi possano apportare nuove idee, conoscenze, freschezza ed entusiasmo.
Come farlo?
Anche garantendo una rappresentatività giovanile obbligatoria, a titolo temporaneo, nella composizione degli organi di amministrazione e controllo delle società, anche di matrice pubblica.
Così da rimuovere ogni ostacolo che possa impedire la piena inclusione dei giovani a ruoli apicali della vita sociale e promuoverne la parità di accesso alle cariche elettive.
In altri termini, promuovere l’introduzione di un sistema di quote giovani, mutuato dalla positiva esperienza del mondo femminile, che ha visto triplicare, nell’ultimo decennio, la percentuale di rappresentatività delle donne nei ruoli di vertice delle società quotate e a controllo pubblico.
È un’idea che promuovo da tempo in quanto credo fortemente possa incentivare la presenza della figura giovanile nel mercato del lavoro e nelle organizzazioni private, così da favorirne, con merito, l’effettiva partecipazione all’organizzazione sociale ed economica del Paese.
Auspico, dunque, un deciso e tempestivo intervento della politica, che voglia puntare sull’impresa, e su strumenti di incentivazione all’ingresso dei giovani a funzioni apicali di responsabilità.
Perché i giovani non sono solo il futuro, ma il nostro presente!
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