Qual è il primo partito in Italia? Altro che sondaggi: si chiama "astensione"! E qual è la fascia d'età che più rappresenta questo "partito"? Quella dei giovani.
Come evidenziato da alcune ricerche pubblicate di recente, alle ultime politiche del 2018 su 46,5 milioni di votanti in Italia, 12,5 son rimasti tranquillamente a casa.
Ben il 27% del totale!
L'astensione dei 18-34enni va dal 9% del 1992, al 14% del 1994, al 18% del 1996, al 19% del 2001, al 21% del 2006, al 27% del 2008, al 28% del 2013 e infine - altissima - al 38% nel 2018 (ricordiamolo ancora, su una media della popolazione del 27%).
Per i Millenials (nati dal 1982 al 1996) va ancora peggio. Hanno votato per la prima volta nel 2001 con un'astensione del 23%, salita al 40% nel 2018.
Ora arriveranno alle urne (forse) altri 4,7 milioni di giovanissimi, che hanno compiuto 18 anni dopo il 2018.
Cosa ne pensi? Intanto ti dico la mia.
L'astensionismo giovanile probabilmente crescerà ancora. La politica di noi "grandi" si ricorda di loro solo un mese prima delle elezioni. Come mai?
Forse perché sono pochi (considerati come voti) rispetto alla maggioranza della popolazione? Perché gli adulti (e i navigati politici) ragionano ancora in modo analogico? Perché i giovani, in effetti, non si interessano veramente della vita sociale e pubblica?
Ai politici dico: i giovani vanno ascoltati. Sono il futuro e per larga parte il presente di questo Paese.
Ai giovani dico: criticare (con tutte le buone ragioni del mondo) i Silent (nati nel 1928-1945), i Boomers (1946-1964) e gli Xers (1965-1979) è legittimo e anche giusto. Ma le cose si cambiano partecipando, iniziando dal voto e facendosi sentire ogni giorno.
Mi viene un solo dubbio: i Millenials e quelli della Gen X pensano che tanto, al di là di chi vinca, le cose restano sempre le stesse? Se sì, avranno ragione loro? Mi auguro proprio di no.
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