Da qui al 2070 le proiezioni molto realistiche parlano chiaro: un terzo del PIL italiano andrà in fumo a causa dell'"inverno demografico". Si passerà da 1.800 a 1.300 miliardi di euro, ovvero 500 miliardi in meno.
Una catastrofe, se vogliamo usare le giuste parole senza avere troppa paura.
Io certamente ne ho, anche se sono una persona assolutamente positiva. In questo caso non c'è, però, da stare allegri: bisogna capire e progettare da subito il futuro.
La popolazione italiana sta invecchiando a vista d'occhio. Del resto negli ultimi decenni le politiche verso i giovani sono state poche e inutili. I soliti annunci per prendere voti e poi poca sostanza.
Chi può va all'estero, gli altri si devono organizzare come possono.
Risultati? Meno risorse, meno famiglie, meno figli, meno giovani.
Sai quanti ultracentenari ci sono oggi in Italia? Circa 20mila. Nel 2070 saranno 145 mila.
Sai quanti ultranovantenni vivono nel nostro Paese? Circa 800 mila e tra 50 anni diventeranno oltre 2,2 milioni!
L'unico modo per mitigare l'inverno demografico è far sbocciare una primavera di giovani.
A iniziare dalle "quote giovani" che garantiscano per legge posti di lavoro, gratificazione, partecipazione in tutti gli ambiti pubblici e privati, un po' come le "quote rosa".
Le "quote giovani" possono rappresentare una spinta virtuosa per il cambiamento.
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